Altro incontro importante per il nostro presidio è stato quello con l’ex Procuratore capo della Repubblica di Genova Michele Di Lecce, ora consulente anti corruzione nei lavori di demolizione e ricostruzione del Ponte di Genova. Egli ci ha parlato diffusamente delle possibili infiltrazioni mafiose nelle attività economiche e i controlli sugli appalti delle grandi opere pubbliche.

In questo periodo particolare di ripartenza del Paese, per superare la crisi economica dovuta alla pandemia, vi è:

  • Una grande richiesta di disponibilità di denaro liquido da parte dello Stato
  • La necessità di investire in Opere Pubbliche medie e grandi per rimettere in moto la macchina economica.

In entrambi i casi si possono creare problemi per eventuali infiltrazioni di organizzazioni mafiose nelle varie attività economiche.

  • Problema dei prestiti non formalizzati (usura), nei quali si può inserire la mafia tramite usurai collegati a varie organizzazioni mafiose (‘ndrangheta, camorra, cosa nostra ecc..).

Dobbiamo considerare due forme di usura:

  1. Usura di tipo familiare: legata a persone private e non ad aziende. Questo tipo di usura è molto importante per i gruppi mafiosi, non tanto per il guadagno non molto elevato, ma per ottenere consenso sociale e controllo territoriale soprattutto in quelle zone in cui le organizzazioni mafiose non l’hanno ancora ottenuto.
  2. Usura di tipo aziendale: legata ad attività imprenditoriali. Questo tipo di usura permette alle organizzazioni mafiose di effettuare collegamenti con aziende che offrono servizi alle imprese legali come forme di finanziamenti alle imprese in difficoltà (molto numerose in questo periodo di crisi economica per pandemia). In questo modo la mafia trae vantaggi, non tanto dai proventi economici dell’usura (ritorno di capitale prestato con forti interessi), ma soprattutto dal controllo reale dell’impresa di cui diventano i veri padroni.
  • Problema del controllo sugli appalti delle opere pubbliche medie e grandi, così importanti in questa fase per la ripresa dell’economia del Paese. A questo riguardo si sente parlare spesso della necessità di esportare il cosiddetto “Modello Genova”, usato per la demolizione e la ricostruzione del Ponte.

In realtà non esiste un “Modello Genova”, né si può esportare e usare con le stesse caratteristiche nella realizzazione di altre importanti opere pubbliche. Esso è una procedura messa in atto per una situazione particolare di emergenza (crollo ponte Morandi) e di urgenza di ricostruzione in tempi rapidi, che ha dato risultati positivi.

Quest’opera è stata affidata ad un Commissario speciale (sindaco di Genova in questo caso specifico) ed effettuata in deroga a vari regolamenti (come Codice Appalti italiano) per la situazione di emergenza. Per la demolizione e ricostruzione del Ponte di Genova sono state applicate (sempre per l’emergenza) le “Normative degli Appalti Europee” (che sono meno stringenti di quelle italiane); ma non si è agito in deroga alle “Norme Antimafia”, norme di carattere penale molto rigide in Italia. Per evitare le possibili infiltrazioni mafiose anche nelle ditte di subappalti, sono stati fatti molti controlli (sotto la responsabilità del Commissario), aumentando la trasparenza dei dati su industrie appaltatrici e subappaltatrici; si è instaurata una piattaforma informatica con incrocio tra banche dati di informazioni sui lavoratori che hanno dato il loro contributo nel cantiere.

Ci sono stati altri lavori per opere pubbliche (es: Expo a Milano) effettuate in deroga al Codice Appalti, su alcune regole solo formali, cartacee, poco significative; lavori che hanno funzionato in quel contesto.

Anche questi “Modelli” però non sono esportabili, non sono validi “sempre e comunque”, in qualsiasi opera pubblica da effettuare!

Consideriamo questi elementi:

  1. Per la maggior parte delle opere pubbliche realizzate in situazioni di emergenza, si può utilizzare un Commissario Speciale. E’importante però decidere i limiti entro i quali il Commissario può agire, le regole che deve seguire, i vincoli a cui deve sottostare (es: Codice Antimafia).
  2. Nelle opere da realizzare senza situazione di emergenza, in tempi più tranquilli, si può anche fare a meno del Commissario ed effettuare aggiustamenti, modifiche del “Codice Appalti”, che hanno però bisogno di tempi più lunghi.

Ricordiamo che tutte le clausole, regole, controlli necessarie in tutti i lavori, sono da considerare ogni volta in modo diverso a seconda delle opere da realizzare (non vi è un modello vincente valido per tutte)!

Non bisogna commettere l’errore di semplificare ed estremizzare i concetti:

  • O si seguono sempre tutte le regole, anche quelle formali, alla lettera e non si riesce a realizzare nessun’opera pubblica in tempi ragionevoli.
  • O non si rispetta nessuna regola o vincolo e ci si affida solamente all’onestà e alla decisione del Commissario designato e solo così si possono realizzare opere fatte bene, in tempi brevi.

Entrambi questi concetti sono sbagliati!

Si possono realizzare opere pubbliche attraverso strade da seguire volta per volta, secondo le norme attuali, facendo le cose seriamente e nei tempi giusti; per esempio organizzando bene il lavoro, senza andare a scapito di regole effettive, non solo formali, e facendo i controlli necessari per le singole opere. I controlli importanti sono anche quelli preventivi, di tipo amministrativo; non solo quelli di tipo penale, da effettuarsi dopo l’emergenza.