I primi tre incontri riguardano la situazione dei migranti come percorso storico in Europa e situazione particolare dei confini con Walter Massa e Sara Prestianni in qualità di esperti e le politiche internazionali riguardo l’embargo, in particolare a Cuba, con Federico… come relatore un operatore dell’ARCI che lavora nei processi cubani.
Primo incontro con Walter Massa
Il fenomeno della migrazione nel mondo è molto complesso ed esteso. Infatti secondo i dati dal 2015 esistono circa 265 milioni di persone nel mondo che hanno vissuto o vivono in paesi diversi da quelli in cui sono nati. Di questi 10 milioni sono italiani.
In questi ultimi anni molti italiani sono andati a lavorare all’estero. Si parla di questo fenomeno impropriamente come “fuga di cervelli” . In realtà tra gli italiani che sono emigrati in altri Paesi, non ci sono quelli con lavori altamente qualificati (medici , ricercatori, ingegneri ecc) ad alto grado di scolarizzazione, ma anche molti che hanno svolto lavori più semplici per i quali non erano richiesti titoli di studio particolari (es. raccoglitori di frutta, aiuto cuochi, camerieri).
Spesso l’opinione pubblica è preoccupata dall’arrivo e la conseguente integrazione degli immigrati da altri paesi, per il timore che possano portare via il lavoro ai nostri giovani italiani.
Questo problema è smentito dai dati ufficiali di Confesercenti dove si nota che solo il 2% degli italiani trova lavoro tramite i centri per l’impiego e la maggior parte dei giovani non accetta lavori semplici e poco qualificati come idraulico, manovale ecc, a causa di aspettative più alte date dalla maggior scolarizzazione.
Quindi in questi ultimi tempi, per gli imprenditori e datori di lavoro , anche artigiani, è difficile trovare personale italiano per molte categorie di lavori. Si deduce da questo che in Italia e in generale in Europa abbiamo bisogno di manodopera, per questo accogliere ed integrare migranti stranieri, provenienti da varie zone del mondo, oltre che un esempio di solidarietà e umanità, è un valore economico importante per il vecchio continente.
Negli ultimi decenni non si è riusciti ad emanare leggi valide per far entrare regolarmente i migranti nel nostro paese, i quali avrebbero potuto supplire alla nostra mancanza di manodopera in molti settori lavorativi come edilizia, ristorazione, agricoltura ecc..
Dopo la legge Bossi -Fini del 2011 l’unico modo per regolarizzare la posizione dei migranti arrivati nel nostro paese, è la richiesta di asilo politico per individui che fuggono guerre, dittature, ecc, che viene concesso ad un numero ristretto di persone.
Abbiamo moltissimi migranti economici che spesso fuggono da situazioni critiche e drammatiche nel loro Paese come carestie, disastrose situazioni ambientali, i quali non hanno nessuna possibilità di entrare regolarmente, e se rimangono clandestini, non hanno alcun diritto (sanitario, sociale). Inoltre nella maggior parte dei casi, non possono né tornare indietro ai loro Paesi di provenienza, né essere accolti nei nuovi Paesi di arrivo. Molti migranti provano a sfidare il mare, in cerca di condizioni migliori per loro e i familiari anche 6 o 7 volte, e questa è una delle ragioni per cui il Mediterraneo è ora ridotto ad un cimitero a cielo aperto. Negli ultimi anni sono saltati i nefasti accordi con la Turchia per limitare gli sbarchi e la Turchia stessa ha sfidato l’Europa, aprendo le frontiere con la Grecia e ammassando i migranti in campi profughi in Grecia e nelle isole greche come Lesbo. In questo periodo la situazione è critica in Grecia, perché sono entrate circa 800 mila persone richiedenti asilo; mentre in Italia sono entrate dal 2015 tramite sbarchi, circa250 mila persone e in questo caso la situazione si poteva gestire senza troppi problemi. Se si fossero distribuiti i migranti italiani in modo uniforme nelle grandi città e nei piccoli paesi della nostra Penisola, si sarebbero potuti accogliere tutti senza particolari problemi di ordine pubblico. Ora in Italia si trovano circa 80 mila migranti da accogliere, che potrebbero essere distribuiti senza fatica nei nostri Comuni (verrebbero accolte circa 10 persone per Comune) . E ‘sbagliata la disposizione che obbliga l’Italia ad accogliere solo dando un tetto per dormire e cibo per nutrirsi, senza attività di integrazione (come studio della nostra lingua e cultura), così importante anche per l’inserimento culturale e lavorativo delle persone; notare che la spesa rimarrebbe uguale alla precedente.
In risposta a alcune domande poste dal nostro presidio, vengono approfonditi meglio problemi e situazioni inerenti all’argomento trattato
Tra gli immigrati presenti in Italia, in questi mesi di contagio da coronavirus, si registrano pochi casi di persone colpite dal coronavirus; questo non è dovuto ad un fenomeno razziale( certe etnie come gli africani sono meno sensibili al virus), ma ad un motivo anagrafico: la maggior parte degli individui che sbarcano nel nostro Paese e vengono accolti ,sono giovani o giovanissimi, categoria anagrafica che, come sappiamo, è meno colpita. Se sono riportati pochi casi di contagio, non bisogna pensare ad un controllo più superficiale;
infatti, al contrario, i migranti vengono controllati più di altri, sia al momento dello sbarco , sia all’entrata dei centri di accoglienza (anche per cercare la presenza di altre patologie con scabbia ecc).
Diversa la situazione dei campi profughi allestiti in questo periodo in Grecia, dove il sovraffollamento impedisce spesso il rispetto delle norme di distanziamento sociale necessarie per evitare la diffusione del virus; questo vale sia per il personale volontario che li accoglie, sia per i migranti che vivono in questi centri.
Esiste il problema del destino dei migranti dopo lo scioglimento forzato degli SPRAR creati in molti comuni, a causa dell’approvazione dei decreti sicurezza degli ultimi anni; Circa 40.000 persone sono state dichiarate irregolari e sono finite in strada. Un parte di esse continua ad essere seguita dai comuni ma con più difficoltà a causa del taglio di spesa di circa due milioni che i comuni hanno subito per questi decreti.
Un’altra parte si trova nei centri di accoglienza (CAS) in cui c’è sovraffollamento e non si riesce a promuovere una vera integrazione. Sarebbe necessario emanare leggi che correggano le storture provocate da questi decreti sicurezza,, al fine di migliore la condizione dei migranti.
E’ importante il problema dei profughi cosiddetti ambientali che sono un tipo di migranti economici che dal Centro Africa si spostano in Libia e da qui in Italia con sbarchi. Essi sono costretti spesso a fuggire dai loro Paesi a causa dell’accaparramento delle loro terre da parte dei latifondisti e delle multinazionali, che stravolgono la loro economia.
E’ reale la preoccupazione sul futuro del fenomeno migrazione dopo il coronavirus specialmente per la diminuzione del PIL; ma ci sono segnali positivi come la tendenza a non rinunciare all’accoglienza, nonostante i tempi difficili, la permanenza del senso di solidarietà, il tentativo di superare i nostri egoismi.
Quando l’emergenza sarà terminata ci si accorgerà che l’immigrazione è importante e che occorrono leggi giuste e coraggiose per gestirla, ma non sarà più il problema principale. Le priorità più urgenti per dopo covid19 saranno:
il rafforzamento della sanità pubblica (che è stato demolito con tagli negli ultimi tempi ) , il bilanciamento della forza del capitalismo con il diritto alla salute. Si dovrà ricostruire il senso civico, dovrà tornare alla ribalta la solidarietà.
Incontro con Sara Prestianni che si occupa di gestione migrazioni dai2008 nei vari centri accoglienza migranti.
Le politiche migratorie in Europa si sono limitate negli ultimi anni dal 2015 prevalentemente a politiche di esternalizzazione. Esse consistono nel chiedere ai Paesi da cui partono la maggior parte dei migranti, per raggiungere l’Europa, di bloccare le partenze dai loro Paesi di origine, in cambio di agevolazioni economiche, prese dal Fondo Fiduciario Europeo per l’Africa. Gli accordi con questi Paesi vengono fatti considerando solamente la loro posizione geografica, senza tener conto delle politiche di questi Stati, che spesso non rispettano i diritti fondamentali dei loro cittadini.
Esempi di politiche di esternalizzazione sono:
- gli accordi fatti dall’Italia con la Libia come la creazione ,con i Fondi Europei, di una Guardia Costiera Libica che catturi i migranti ,che partono per l’Italia ,per rispedirli in Libia .Ma in realtà questa Guardia Costiera è collusa con miliziani pericolosi, spesso criminali.
- Il caso di Erdogan in Turchia che ha avuto finanziamenti dall’Europa per circa 6 milioni di euro per bloccare i migranti ai confini della Grecia e della Siria. Erdogan, come molti capi di Stato, usa i migranti come peso politico contro l’Europa; a seconda dei fondi che riceve dall’Europa, apre o chiude le frontiere, con aumenti di perdite di vite umane.
- Accordi dell’Italia con Egitto per facilitare l’espulsione dei migranti: progetto ITEPA con fondi per finanziare la Polizia del Cairo; questo accordo è pericoloso, perché l’Egitto non rispetta i diritti umani (vedi caso Regeni).
ARCI si appella alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro gli appoggi, gli accordi dell’Italia con Egitto e con Libia e in generale contro queste politiche di esternalizzazione per il controllo dei migranti, attraverso le quali si violano i diritti fondamentali e si supportano dittatori nei vari Paesi, dove avvengono gli accordi ( come Libia e Turchia).
Argomenti più importanti sviluppati in seguito ad alcune domande dei nostri volontari:
Rotte principali dei migranti verso l’Europa per mare e per terra:
rotta via mare principale detta spagnola ; partenza dal Marocco attraverso le Canarie fino in Spagna. In questo caso il Marocco, quando ottiene soldi per chiudere le frontiere, costruisce campi di detenzione nel proprio Paese per i migranti.
Rotta della Libia e della Tunisia via mare verso l’Italia; in questo caso i problemi sono sia i campi di detenzione, con violenze e torture, sia accordi di espulsione che riportano i migranti, che sono riusciti a partire, al Paese di partenza (es all’aeroporto vicino Tunisi).
Rotta della Turchia: riguarda soprattutto rifugiati siriani, afgani e iraniani. Dalla Turchia si passa in Grecia, nelle isole greche, poi, attraverso le rotte balcaniche, si giunge in Italia, dal Friuli; questa rotta è pericolosa e spesso i migranti vengono espulsi e rimandati in Turchia.
Persistono in tutti i casi, indipendentemente dalle rotte, problemi psicologici dei migranti, a causa dei carichi di violenze subiti nelle varie tappe del viaggio.
Esiste tavolo in Europa per accoglienza migranti?
Occorre considerare 2 aspetti:
1) vi è un Fondo Europeo per accoglienza e integrazione migranti (prima era denominato FAMI, ora ha perso l’ultima lettera la I di integrazione); purtroppo molti Stati prendono da questo Fondo Europeo soldi, che sarebbero destinati all’accoglienza, e li spostano per la gestione frontiere esterne (ben il 10% dei fondi per accoglienza e integrazione viene usato per esternalizzazione frontiere ed espatrio). Inoltre molte Nazioni sfruttano il problema migranti politicamente, anche senza averli nel proprio territorio (vedi Ungheria), puntando l’attenzione sulla sicurezza e spostando fondi, destinati allo sviluppo, verso le lobby dell’industria della sicurezza come droni, armi, barriere fisiche e tecnologiche. Vi sono in Europa piccoli progetti di integrazione migranti, portati avanti da associazioni di volontariato (come PICUM,ECRE ecc…); ma queste iniziative devono essere potenziate e finanziate maggiormente.
2) il Trattato di Dublino è ingiusto e deve essere superato ( finora la sua revisione è stata bloccata dal Consiglio Europeo). La regola di accogliere i migranti e registrarli solo nel primo Stato dove arrivano (in massima parte Italia, Spagna e Grecia), crea molti problemi: crea un’idea sbagliata dell’entità del fenomeno( concetto di invasione) e può facilmente essere strumentalizzata dalle singole Nazioni.
Tra gli Stati Europei quelli che hanno politiche sociali migliori per integrazione migranti e che possiamo prendere come esempio, sono: il Portogallo, che, in questo periodo, in modo realistico, ha deciso di regolarizzare i suoi migranti, perché possano avere tutti una copertura sanitaria (così importante in tempi di pandemia da Covid-19). Inoltre si è visto che anche Norvegia e Finlandia hanno modelli positivi di accoglienza. Però bisogna ricordare che anche l’Italia, negli anni passati (tra il 2009 e il 2016), è stata virtuosa. Ha istituito operazione “Mare Nostrum”, ha compiuto operazioni di salvataggio in mare, salvando i migranti anche vicino alle coste libiche e accogliendoli a Lampedusa. Ad un certo momento la politica italiana è cambiata dal 2017, quando è sorta una campagna di criminalizzazione della solidarietà delle ONG, e sono iniziati gli accordi disumani con la Libia, con respingimenti di migranti. L’Italia in quel periodo si poteva prendere come esempio anche per le politiche di accoglienza: per la gestione di strutture ottime come gli SPRAR, creati in piccoli centri, dove era buona l’integrazione degli stranieri. Si può concludere che per avere buone politiche sociali e di integrazione, la risposta deve essere europea, deve superare gli egoismi e gli interessi economici dei singoli Stati; e queste politiche europee devono continuare la via tracciata dai primi trattati (come quello di Lisbona), che sono stati troppo spesso dimenticati.
Terzo incontro con Federico Mei: relazione su politiche internazionali riguardo a problemi di embargo, cioè blocco economico in alcune nazioni(come Corea del Nord, Iran e soprattutto Cuba ) ; Federico il relatore di questo nostro incontro che fa parte dell’ARCI e ci ha descritto particolarmente la situazione a Cuba, perché è quella di cui aveva esperienza diretta. Dal punto di vista generale si può affermare che , quando vengono instaurati dei blocchi economici per colpire una determinata Nazione o il suo governo, spesso le conseguenze di questi embarghi vengono avvertite soprattutto tra la popolazione civile. A questo punto dobbiamo considerare importanti ragioni umanitarie: viene colpita sempre la parte della popolazione più debole, più povera!
Embargo a Cuba: nasce come risposta economica alla rivoluzione cubana, ma poi acquista una valenza politica importante nel tempo, con vari eventi storici che hanno portato all’embargo da parte degli USA ( vedi Baia dei Porci); a cui si è aggiunto più tardi quello dell’Unione Europea(1997_98), che ha limitato i rapporti di Cuba anche con l’Europa. In seguito l’Europa rivedrà la sua posizione a partire dalla Spagna(2002-2004) ed eliminerà embargo verso Cuba. Gli Stati Uniti invece lo limiteranno, ma non lo elimineranno completamente. Con Obama nel 2014 vi è stato un cambiamento importante, con aperture delle relazioni tra i 2 Paesi. In seguito a ciò Cuba si è” rilassata” e ha fatto aperture anche economiche ( come aperture di nuove Cooperative private agricole e non, e aperture sulla migrazione). Purtroppo nel 2016, con Trump si è tornati indietro.
Meccanismo embargo negli ultimi tempi:
- Questione finanziaria; Cuba ha difficoltà ad approvvigionarsi di materie prime, perché non può fare crediti, non può chiedere prestiti e pagamenti dilazionati.
- Problema delle aziende di trasporto che spesso bloccano i trasferimenti delle merci nel territorio di Cuba, perché sottoposte a pressione da parte degli Stati Uniti.
In questi ultimi mesi, con la pandemia di covid19, vi sono ulteriori problemi per Cuba.
- Problemi di approvvigionamenti di farmaci e materiale sanitario dovuti all’embargo (per difficoltà con i mezzi di trasporto).
- Problemi all’economia cubana per il blocco del turismo, una delle fonti principali di ricchezza del paese (dal 22 marzo sono bloccati i confini per il covid19).
Si spera che nei prossimi mesi si sblocchi qualcosa, altrimenti la situazione per la popolazione peggiorerà sempre di più; in questo periodo si fa anche una lotta decisa al mercato nero.
Da ulteriori domande è emerso che la presenza di sostanze stupefacenti è minima, molto controllata; è poco diffuso il gioco d’azzardo , non sono presenti organizzazioni criminali a Cuba né locali né internazionali come Ndrangheta.
Scambi commerciali di Cuba avvengono soprattutto con l’America Latina e dipendono dal colore politico del Paese; rapporti più forti con Venezuela, diminuiti con Brasile (per il cambio di governo).
Federico, che si occupa dei processi cubani e lavora sul territorio direttamente con la popolazione cubana, ci ha illustrato i principali progetti a cui lavora a Cuba, molti dei quali finanziati con fondi europei. I principali sono:
- Campi di volontariato a Cuba
- Corsi di fotografia
- Premio letterario cubano
- Istituzione di “case cultura” (simili a circoli Arci) che si occupano di educazione all’arte e alla cultura.
- Scuola di musica
- Circoli per far conoscere il cinema italiano a Cuba
- Itinerari culturali e culinari (“odori e sapori”) alternativi a quelli classici proposti dalle agenzie di viaggio.