Sono passati tre anni dall’ultimo campo con i ragazzi del progetto Anemmu in occasione del 21 marzo…un vuoto, uno spazio di tempo lungo…che ci ha disabituati a questa grande esperienza. Come se ci fossimo persi in una nebbia di nubi fitte…faticando a trovare la strada.
La pandemia ha portato via a tutti noi, abitudini, capacità di relazione, di stare insieme, di camminare e progettare…Ma a distanza di qualche giorno le fatiche svaniscono, le emozioni si ricompongono, la pressione si allenta ed ecco che come sempre cominciano a riemergere i momenti belli vissuti insieme, gli scambi, le amicizie intrecciate, l’emozione di sentirsi parte di un grande percorso collettivo.
Ecco il racconto di queste giornate.
Il 18 marzo da Genova, Torino, Messina, Palermo e Napoli circa 30 ragazzi inseriti nei percorsi Amunì partono alla volta di Napoli dove si svolgerà la “XXVII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie”. Treni, traghetti, aerei…mezzi che portano via dal nostro contesto e ci proiettano verso una dimensione altra. Un luogo pensato, immaginato in queste settimane… sognato.
Viaggiano insieme, ragazzi, volontari di Libera e operatori della Giustizia Minorile. Ad accoglierli i referenti di Libera Napoli, al grande Ostello Don Bosco del Centro dei Salesiani.
Già nella serata l’incontro con marito di Silvia Ruotolo vittima di camorra, fa toccare con mano ai ragazzi il dolore dei familiari delle vittime di mafia e la fatica di rielaborare il lutto ea dare un senso a tutto quel dolore.
il 19 marzo ci trasferiamo a Casal di Principe presso la Casa Don Diana in occasione dell’anniversario della sua morte. I ragazzi sono guidati per la struttura dove al muro spiccano decine e decine di foto sulle vittime di Camorra. Don Luigi Ciotti ci raggiunge con la scorta. Fa un incontro intenso con i ragazzi, li sollecita, li incita, li sprona. Racconta la sua storia di piccolo studente, immigrato da Pieve di Cadore, deriso perché senza grembiule al primo giorno di scuola, nella Torino degli anni 50’. Racconta del suo gesto forte e di ribellione, del lancio del calamaio contro la maestra dopo essere stato etichettato come “montanaro”. I ragazzi sono rapiti, incollati alle sue parole, alla passione di un uomo che ha combattuto tutta la vita contro le ingiustizie e contro le “etichette”. “Il mondo ha bisogno di voi” dice alla fine togliendo a tutti il fiato.
Alla celebrazione all’esterno, in una giornata freddissima e ventosa, i ragazzi imbacuccati tra giubbotti e sciarpe, hanno modo di ascoltare le autorità, Don Maurizio Patricello minacciato qualche giorno prima con una bomba carta davanti la sua chiesa a Caivano, l’onorevole Nicola Morra presidente della Commissione Antimafia.
N.C.O. Nuova cucina organizzata è il ristorante dove ci spostiamo a pranzare e gustare un buonissimo piatto di gnocchi al pomodoro e la mozzarella di bufala del territorio. Qui ascoltiamo la storia di riscatto di chi ha preso in affidamento alcuni beni confiscati alla camorra, per offrire lavoro a soggetti svantaggiati che oggi gestiscono il ristorante ed altre attività in zona.
Trascorriamo il pomeriggio a Casal di Principe in attività di animazione con diversi gruppi scout provenienti da tutta Italia. Giochiamo, ritorniamo un pò bambini, facciamo cose che non avremmo mai pensato di fare.
La sera incontriamo Samuele Ciambriello, garante delle persone private della libertà di Napoli che ci racconta il suo percorso e la necessità di tenere alta l’attenzione sulla giustizia sociale.
Il 20 marzo è la giornata di Diritti in rete, un percorso che ha a tema lo sport come strumento per fare antimafia e memoria. I ragazzi di Amunì si mischiano con altri gruppi del territorio, si gioca con le regole del calcio sociale in due campetti con le magliette rosse del 21 marzo con su la scritta “lo sport non vi dimentica”. Torneo che si conclude con la premiazione delle prime due squadre classificate e con nuove amicizie che si intrecciano tra i ragazzi di Amunì e gli altri gruppi.
All’ora di pranzo ci rechiamo presso il ristorante Chikù un ristorante nato nel quartiere di Scampia e gestito da donne Italiane e donne Rom dell’associazione “Chi Rom…e chi no”. Una delle prime imprese sociali che prova ad unire la gastronomia interculturale e la lotta alle discriminazioni.
Con uno dei volontari facciamo un breve tour per le realtà virtuose di Scampia, Ascoltiamo i racconti del Centro Sociale NO Gridas, visitiamo i giardini dei 5 continenti e della non violenza voluti dall’associazione Pangea che ha promosso nel quartiere un grande processo di rigenerazione urbana. Passeggiamo tra i murales e nei giardini di alcuni complessi residenziali che hanno creato aiuole e spazi pubblici condivisi.
Transitiamo in bus attraverso quel che resta delle vele di Scampia, luogo tristemente noto e narrato nel film Gomorra. Il nostro accompagnatore ci racconta il periodo in cui venne girato il film sottolineando anche l’ostilità che molti abitanti hanno adesso per il “turismo dell’orrore” (frase scritta anche sui muri di una vela). I ragazzi vorrebbero scendere dal bus, fare un giro tra le vele, respirare quell’aria forse che tante volte hanno sentito, guardando la Tv. Ma è proprio uno di loro, un ragazzo di Napoli che dice “non c’è niente da vedere” facendo sentire con quelle parole, tutta la fatica di vivere quei luoghi.
Il pomeriggio i ragazzi lo trascorrono alla sede della FILCAMS in cui l’associazione Libera ha fatto base per organizzare la manifestazione del 21 marzo. Qui preparano tutte le bandiere che saranno distribuite il giorno dopo alla manifestazione. Un lavoro faticoso anche per la ristrettezza degli spazi, ma che con un pò di musica si fa volentieri e ci mette fianco a fianco alla pari.
La sera finalmente ci aspetta una bella piazza napoletana ed un bel giro per il meraviglioso centro storico di Napoli.
La mattina del 21 marzo la sveglia è all’alba…la musica con cui durante il campo abbiamo provato a rendere meno traumatico questo momento, fatica dare i suoi frutti…I ragazzi cominciano ad accusare la stanchezza…ma con qualche difficoltà riusciamo ad essere tutti sul pullman e partire per piazza Dante, luogo di concentramento del corteo.
Nei chioschi insieme agli scout e ad altri volontari, continuiamo il lavoro di sistemazione e distribuzione delle bandiere ai gruppi che alla spicciolata arrivano per unirsi alla manifestazione.
Ma ecco che arriva il nostro grande compito … dividerci e organizzarci per srotolare il grande bandierone della pace lungo circa trenta metri e largo dieci.
I ragazzi sono pronti, è un’esperienza dirompente, nessuno di loro immagina cosa diventerà da lì a pochi minuti quel fagotto che ci è stato consegnato…qualcuno inizialmente mostra diffidenza e non vuole unirsi. Ma quando la bandiera si allarga e prende forma, nei loro occhi una nuova luce brilla.
Il bandierone è nelle nostre mani, si uniscono altri giovani, bambini, mamme e dietro sulla coda si distribuiscono i ragazzini di una scuola elementare che portano sul petto le foto delle vittime di mafia.
A colpo d’occhio è un’immagine pazzesca, fortissima e potente che ci spiazza fino a commuoverci.
Il grande corteo si snoda dietro di noi…le nostre bandiere faticosamente preparate la sera prima, sventolano colorate per tutta la città. Camminiamo affianco ai familiari delle vittime, condividendo un pò del loro dolore, ma anche la gioia di essere insieme in quella giornata. Insieme per fare “memoria” e ricordarci che “la memoria al nostro ritorno a Genova diventerà impegno”.