Buongiorno lettori di Libera Genova, ci troviamo in un anno nuovo, si spera migliore di quello appena passato; per questo nuovo anno, Libera Genova, decide ancora una volta di rinnovarsi, questa volta creando una rubrica dedicata alla memoria delle vittime di tutte le mafie.

 Iniziamo con dire che i dati ai quali faremo ogni volta riferimento sono quelli ufficiali pubblicati sul sito di Libera nazionale: https://vivi.libera.it , che vi invitiamo a scoprire nei suoi vari aspetti.

Cercheremo ogni mese di aprire una piccola finestra sulla conoscenza di alcune delle innumerevoli storie delle vittime innocenti di mafia, non potendo raccontarle tutte, per poi spingervi alla consultazione diretta delle altre sul sito precedentemente citato.

Vogliamo innanzitutto precisare che, contrariamente a quanto certi stereotipi hanno cercato di insinuarsi nella mente collettiva, (“LA MAFIA NON HA MAI TOCCATO DONNE E BAMBINI”) tra le 1011 vittime di mafia nel periodo che va dal 1878 al 2018 (ben 140 anni) vi sono 108 minori, pari al 10,7% sul totale.

Analogamente per quanto riguarda il genere, le donne raggiungono circa il 12% del totale delle vittime. In ogni caso condividiamo che non vi sono storie di vittime di seria A o di serie B, tutte hanno pari dignità, indipendentemente dal ruolo che esse svolgevano nella loro vita.

Chi ha subito il deliberato assassinio per errore o per scambio di persona, si trovava sicuramente nel posto giusto ed al momento giusto; chi si trovava al posto sbagliato e al momento sbagliato invece era e rimane il suo carnefice.

Aprendo il sito https://vivi.libera.it si possono approfondire vari temi, a partire dal progetto Vivi, così come è stato concepito, dai nomi delle vittime da non dimenticare (oltre 1000 in circa 140 anni della nostra storia), ai quali segue per ciascuna la propria storia, nella maggior parte dei casi ricostruita anche grazie al contributo di conoscenza dei loro familiari, i numeri della memoria, che ci consentono di approfondire e capire luogo dell’omicidio, genere, età, oltre alla loro rappresentazione grafica che oggettivamente ci rappresenta insieme a tali dati anche l’andamento nei vari anni degli omicidi.

Ma come anticipato vogliamo in questo numero di gennaio raccontarvi le storie di alcune vittime di mafia, oggetto della sopraffazione e del dispregio della vita umana da parte di persone appartenenti ad organizzazioni criminali; abbiamo scelto come criterio d’individuarne alcune di quelle avvenute proprio nel mese di gennaio di altri anni del passato remoto e recente.

E continueremo così con lo stesso criterio per i numeri successivi della nostra newsletter. Buona lettura. A proposito sapresti completare il grafico qui rappresentato con i dati numerici e in percentuale?

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Strage di Portella della Ginestra – 1° Maggio 1947 – Il memoriale della strage

31 gennaio 1948 // La Storia di Vita Dorangricchia

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Era una bella giornata il 1° Maggio 1947 a Portella della Ginestra, nell’entroterra palermitano, tra Piana degli Albanesi e San Giuseppe Jato. Una giornata di festa, duemila lavoratori, in prevalenza contadini, riunitisi nella vallata per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte. Si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, dopo che era stata spostata al 21 Aprile durante il regime fascista. Erano ad ascoltare un comizio sindacale, a trascorrere una giornata in allegria con pranzo finale all’aria aperta. Improvvisamente sulla folla in festa raffiche di mitra che lasciarono sul terreno 11 morti e 27 feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate.

Dodicesima vittima della strage di Portella della Ginestra, fu Vita Dorangricchia, che morì nove mesi dopo, il 31 gennaio 1948 in conseguenza del tragico eccidio. La strage di Portella della Ginestra era stata compiuta. La CGIL proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”. Solo quattro mesi dopo si seppe che a sparare materialmente erano stati gli uomini del bandito separatista Salvatore Giuliano. Il rapporto dei carabinieri sulla strage faceva chiaramente riferimento a “elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali”.

2 gennaio 1983 // La Storia di Francesco Pugliese 13 anni

Francesco aveva solo 13 anni quando scomparve da Vibo Valentia il 2 gennaio 1983.

2 gennaio 1990 // La Storia di Andrea Bonforte 15 anni

Morire a quindici anni, in guerra. Quella della ‘ndrangheta. Andrea Bonforte è stato ucciso il 2 gennaio 1990 durante un agguato a Reggio Calabria. Era insieme al padre Giuseppe (50 anni) e al fratello Domenico (17 anni) nel forno di famiglia, nella frazione marina di Catona. Al lavoro dall’alba, poi l’apertura del panificio e i colpi mortali. Hanno sparato in tre, appostati dietro un muretto. Un mitra, un fucile calibro 12 e una pistola calibro 7,65. Andrea resta a terra, muore sul colpo. Gli altri due sono feriti in modo grave – Giuseppe Bonforte morirà il successivo 23 gennaio, ricoverato agli Ospedali Riuniti del capoluogo dello Stretto. Poco più in là il fratello Giovanni, il vero obiettivo del commando, 22 anni, ma è già il killer della famigerata cosca Imerti, capeggiata da Nino Imerti detto “nano feroce”. Aveva appena parcheggiato l’auto. Neanche un colpo l’ha sfiorato. Era lui che doveva morire, e per ucciderlo nessuno scrupolo.

3 gennaio 1998 // La Storia di Saverio Ierace 13 anni e di Davide Ladini 17 anni

Davide Ladini e Saverio Ierace, 17 e 13 anni, vennero uccisi a colpi di pistola da due coetanei a Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria, la sera del 3 gennaio 1998 per una lite nella sala giochi.

Prima di salutarvi, vi lasciamo con un quesito che verrà svelato nella prossima newsletter, il quesito è il seguente: sapendo che le vittime minorenni di mafia sono 108 su 1011 totali, sapreste qual è lo spicchio dedicato ai minori nel grafico a torta precedentemente inserito?

Vi ricordiamo di guardare il sito sulla memoria di Libera e vi auguriamo un buon inizio di anno.