Buongiorno lettori di Libera Genova, eccoci al secondo articolo riguardante le vittime di tutte le mafie e la memoria di essi; nella scorsa newsletter vi abbiamo lasciato con un quesito, quale fosse lo spicchio dedicato alle vittime minorenni di tutte le mafie:

Il settore colorato in arancione rappresenta il 12,7% del totale, pari a 108 minori, vittime innocenti delle organizzazioni criminali.

Ma eccoci con una nuova finestra su altre storie di vittime innocenti di mafia; per questo mese abbiamo deciso di raccontarvi le storie delle vittime uccise in epoche storiche differenti ma con due peculiarità, la prima è che appartengono tutte al mese di febbraio, la seconda è che sono tutte vittime innocenti di una mafia terribile.

1 febbraio 1893// La Storia di Emanuele Notarbartolo, 58 anni

Sindaco di Palermo per tre anni, Emanuele Notarbartolo di mestiere fa il direttore del Banco di Sicilia da quando nel 1876 fu nominato direttore generale. Un ruolo difficile, pieno di rischi. E di preoccupazioni. Il Banco di Sicilia è sull’orlo del fallimento. E attira le mire di persone poco raccomandabili. Ben presto la sua onestà e integrità morale si scontra con i politici presenti nel consiglio della banca, molti dei quali legati alla mafia locale. Il 1 febbraio 1893, Emanuele assorto nei suoi pensieri, si incammina verso la stazione di Sciara dove sale su un vagone di prima classe diretto a Palermo. Lo scompartimento è vuoto. Il treno arriva a Termini Imerese. Sono le 18.23, il treno porta tredici minuti di ritardo. Alla stazione salgono due uomini. Impeccabili nel vestire, soprabito scuro e bombetta. Il treno riparte per entrare dopo pochi minuti in una galleria. I due uomini, successivamente identificati in Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, entrano in azione. Il treno è al buio. I due entrano nello scompartimento e aggrediscono Emanuele. Servono 27 pugnalate per ucciderlo.

16 febbraio 1916// La Storia di Giorgio Gennaro, 49 anni

Sacerdote siciliano. Impegnato nel denunciare pubblicamente l’ingerenza dei poteri criminali nell’amministrazione delle rendite ecclesiastiche. Il 16 febbraio 1916 in borgata Ciaculli di Palermo viene assassinato. A ordinare la sua esecuzione, è stata l’Alta Maffia dei Ciaculli, incarnata per l’occasione da Salvatore e Giuseppe Greco. È il primo sacerdote ucciso dalla mafia.

9 febbraio 1979// La Storia di Rocco Giuseppe Barillà e Antonio Tripodo, 26 e 25 anni

Rocco Giuseppe Barillà ha 26 anni e vive a Sambatello di Reggio Calabria. E’ in auto con il suo amico Antonino Tripodo il 9 febbraio del 1979 e offrono un passaggio a un uomo. Ma c’è la guerra di ‘ndrangheta in quegli anni e l’uomo è un sorvegliato speciale, Rocco D’Agostino. Anche dalla ‘ndrangheta che ha deciso di ucciderlo quel giorno, così Rocco Barillà e Antonino Tripodo perdono la vita, vittime dell’agguato contro Rocco D’Agostino.

11 febbraio 1986// La Storia di Domenica De Girolamo, 62 anni

Domenica De Girolamo era nata a Saline di Montebello Jonico nel 1920, una donna che si era impegnata, aveva studiato. A 27 anni fu assunta dall’allora Poste e Telecomunicazioni e assegnata all’ufficio di Platì, un piccolo centro nel cuore dell’Aspromonte. Era lì che aveva conosciuto Francesco Prestia, impegnato attivamente con il PCI. Si erano innamorati e sposati. Domenica era diventata la direttrice dell’ufficio Poste di Platì. Una vita semplice la loro, impegno e lavoro e tre figlie. Nel 1985 finalmente la pensione, e ogni giorno Domenica aiutava il marito nella piccola tabaccheria che gestiva al primo piano della loro casa. La sera dell’11 febbraio 1986, ignoti entrarono nella loro rivendita di sali e tabacchi e li uccisero. Fu una delle tre figlie della coppia, Liliana, a dare l’allarme dopo la terribile scoperta. Si parlò di un tentativo di estorsione al quale i coniugi si erano opposti, di un tentativo di rapina. Ma le indagini non hanno portato a nessun risultato concreto.

18 febbraio 1994// La Storia di Mourou Sinan Kouakau

Mourou Sinan Kouakau era venuto in Italia per cercar fortuna, vi ha trovato invece la morte sotto i colpi dei sicari mandati da una qualche organizzazione criminale. Arrivato dalla Costa d’Avorio, fa il bracciante agricolo nelle campagne di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, raccoglie arance e ortaggi. La sera del 18 febbraio 1994 è ucciso con una fucilata in pieno petto esplosa da un calibro 12, mentre due immigrati del Burkina Faso che sono con lui – Bama Moussa, 29, e Homade Sare, 31 – restano lievemente feriti. Con la vittima abitavano in contrada Zippone, a Rosarno, in una casa diroccata dove hanno trovato precaria sistemazione una quindicina di immigrati extracomunitari, soprattutto provenienti dall’Africa centrale. Dietro l’omicidio, una rappresaglia decisa contro gli immigrati da esponenti del racket dei braccianti. I responsabili non sono mai stati individuati.

18 febbraio 1998// La Storia di Giovanni Gargiulo, 14 anni

Ucciso a 14 anni nella periferia orientale di Napoli. Giovanni, morto non perché si è trovato nella traiettoria dei proiettili ma una vera e propria esecuzione camorristica. Ha tentato di fuggire e cercare rifugio nel vicino supermercato che stava per aprire ai clienti, ma non ce l’ha fatta Giovanni. La sua unica colpa è il cognome, Gargiulo. Suo fratello aveva iniziato un percorso di collaborazione con la giustizia e la cultura della vendetta non ammette eccezioni. E così il 18 febbraio del 1998 due sicari a bordo di una motocicletta hanno messo fine alla sua giovane vita.

8 febbraio 2002// La Storia di Antonio Petito, 20 anni

Una frenata maldestra e una lite scoppiata tra due ragazzi. Può succedere a chiunque, ogni giorno. Ma a Casal di Principe un episodio simile è costata la vita ad Antonio Petito. Un bravo ragazzo Antonio, di soli 20 anni che lavorava come falegname. L’altro protagonista della storia è un altro ragazzo di 13 anni, Gianluca Bidognetti. Non una persona chiunque, Gianluca è il figlio di Francesco Bidognetti, boss dei casalesi. E non si può mancare di rispetto a un Bidognetti, soprattutto in un periodo in cui gli equilibri tra clan rivali sono instabili. E così Anna Carrino, la madre di Gianluca, convoca la dirigenza del clan e ordina l’uccisione di Antonio. 12 colpi d’arma da fuoco; una punizione esemplare per il clan dei Casalesi, eseguita l’8 febbraio del 2002.

21 febbraio 2018// La Storia di Jan Kuciak, 27 anni  e di Martina Kusnirova, 27 anni

Ján Kuciak era un giornalista investigativo slovacco e lavorava come reporter presso il sito web informativo Aktuality.sk, incentrato principalmente nell’investigare sulle frodi fiscali di diversi uomini d’affari connessi alle alte sfere politiche slovacche. Kuciak e la sua fidanzata, Martina Kušnírová, sono stati uccisi con colpi d’arma da fuoco nel febbraio del 2018 all’interno della loro casa a Velká Maca, in Slovacchia. Al momento della sua morte, Kuciak stava investigando sulle connessioni slovacche della ‘Ndrangheta, e aveva in precedenza portato alla luce una frode fiscale organizzata che ruotava attorno agli uomini d’affari vicini al partito di governo Direzione – Socialdemocrazia. Il 28 febbraio, Aktuality.sk ha pubblicato l’ultimo articolo di Kuciak, rimasto incompiuto. Il 1º marzo 2018 l’Agenzia nazionale anticrimine ha effettuato alcuni blitz nelle città slovacche di Michalovce e Trebišov che hanno permesso di arrestare l’imprenditore italiano Antonino Vadalà, presente negli articoli di Kuciak e legato all’organizzazione criminale calabrese; insieme a lui sono stati fermati i due fratelli Bruno e Sebastiano ed il cugino Pietro Caprotta, oltre ai due fratelli Diego ed Antonio Rodà. Dopo 48 ore tutti i detenuti vengono rilasciati per mancanza di prove. Il 13 marzo 2018 si conclude un’operazione della procura di Venezia in collaborazione con Eurojust contro il traffico internazionale di cocaina contro 17 persone tra Veneto, Lombardia e Calabria, tra cui Antonino Vadalà che vive in Slovacchia. Il 4 maggio 2018 viene accolta la richiesta di estradizione fatta dal governo italiano al procuratore regionale di Kosice. Sarebbe stato in passato contiguo ai clan di Bova e mediatore con gli Zindato di Reggio Calabria.

Vi lasciamo con un quesito per la newsletter di marzo: qual è stato l’anno con più vittime di tutte le mafie in Italia?