Buongiorno lettori di Libera! Dopo lo scorso mese quando abbiamo ricordato le vittime innocenti uccise dalla Camorra, questa volta vi proponiamo alcune delle vittime morte per mano di Cosa Nostra nel mese di febbraio.
1 febbraio 1893 // La storia di Emanuele Notarbartolo
Sindaco di Palermo per tre anni, Emanuele Notarbartolo di mestiere fa il direttore del Banco di Sicilia da quando nel 1876 fu nominato direttore generale. Un ruolo difficile, pieno di rischi. E di preoccupazioni. Il Banco di Sicilia è sull’orlo del fallimento. E attira le mira di persone poco raccomandabili. Ben presto la sua onestà e integrità morale si scontra con i politici presenti nel consiglio della banca, molti dei quali legati alla mafia locale. Il 1 febbraio 1893, Emanuele assorto nei suoi pensieri, si incammina verso la stazione di Sciara dove sale su un vagone di prima classe diretto a Palermo. Lo scompartimento è vuoto. Il treno arriva a Termini Imerese. Sono le 18.23, il treno porta tredici minuti di ritardo. Alla stazione salgono due uomini. Impeccabili nel vestire, soprabito scuro e bombetta. Il treno riparte per entrare dopo pochi minuti in una galleria. I due uomini, successivamente identificati in Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, entrano in azione. Il treno è al buio. I due entrano nello scompartimento e aggrediscono Emanuele. Servono 27 pugnalate per ucciderlo.
11 febbraio 2004 // La storia di Attilio Manca, 35 anni
Era un medico urologo il cui cadavere fu ritrovato nella sua abitazione di Viterbo il 12 febbraio del 2004. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. La ricostruzione fu però fermamente contestata dai genitori: Attilio, infatti, era mancino e dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. I genitori sostengono che il figlio non si è suicidato, ma che è stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia. Infatti, secondo una successiva inchiesta dei magistrati, Provenzano sarebbe stato operato alla prostata alla clinica “La Ciotat” da una équipe composta da Philippe Barnaud e dagli specialisti Breton e Bonin. Durante questo viaggio, secondo la ricostruzione dei genitori di Manca, l’urologo sarebbe entrato in contatto con il capomafia. All’inizio del mese di novembre del 2003, infatti, il medico sarebbe stato a Marsiglia. Manca sarebbe stato costretto dalla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto a unirsi all’équipe di Barnaud durante l’intervento a Provenzano.
16 febbraio 1916 // La storia di Giorgio Gennaro, 49 anni
Sacerdote siciliano. Impegnato nel denunciare pubblicamente l’ingerenza dei poteri criminali nell’amministrazione delle rendite ecclesiastiche. Il 16 febbraio 1916 in borgata Ciaculli di Palermo viene assassinato. A ordinare la sua esecuzione, è stata l’Alta Maffia dei Ciaculli, incarnata per l’occasione da Salvatore e Giuseppe Greco. È il primo sacerdote ucciso dalla mafia.
5 febbraio 2000 // La storia di Salvatore Vaccaro Notte, 42 anni
Per mancanza di lavoro, Salvatore Vaccaro Notte, insieme a suo fratello Vincenzo, abbandonò il piccolo paese di Sant’Angelo Muxaro, in provincia di Agrigento, per emigrare in Germania. Qui i due fratelli rimasero per alcuni anni lavorando come pizzaioli. Con il denaro risparmiato riuscirono a tornare al loro paese e avviarono un’impresa di pompe funebri, entrando così in concorrenza con altri due fratelli, ritenuti vicini alla famiglia dei Fragapane di Santa Elisabetta. Salvatore era impegnato anche nella vita politica del piccolo centro, era consigliere comunale di Alleanza Nazionale. I due fratelli rifiutarono qualunque compromesso con il gruppo criminale. La conseguenza fu l’omicidio di Vincenzo, ucciso il 3 novembre del 1999. Rimasto solo, Salvatore continuò la sua attività e indagò per conto suo sull’omicidio del fratello, redigendo una specie di memoriale. Il 5 febbraio del 2000 anche lui venne ucciso con un colpo di lupara alla testa.
29 febbraio 1920 // La storia di Nicolò Alongi, 57 anni
Nicolò Alongi all’età di trent’anni entra nell’agone politico e sindacale, seguendo il leader del Fascio di Corleone, Bernardino Verro, e partecipa alla costituzione del Fascio di Prizzi. In occasione dello sciopero agrario del 1901 assume la direzione del movimento. All’impegno politico unisce quello intellettuale leggendo, da contadino appena alfabetizzato, i classici del socialismo e diventando corrispondente locale di diversi giornali palermitani. La mafia agraria locale e i suoi padrini politici tentano di fermarlo attraverso le minacce e l’uccisione del suo collaboratore Giuseppe Rumore. Nicola non si ferma e continua la sua battaglia. Viene ucciso il 29 febbraio 1920.
12 febbraio 1997 // La storia di Giulio Castellino, 54 anni
Giulio Castellino si laureò in Medicina e Chirurgia all’Università di Catania, durante il servizio militare partì volontario come medico nell’isola di Linosa. Eletto consigliere comunale già a 19 anni, in seguito divenne assessore diverse volte. Fu anche Ufficiale Sanitario del comune di Palma di Montechiaro (AG) per circa 20 anni. Nel 1995 divenne Capo Servizio dell’Igiene Pubblica della Provincia di Agrigento, incarico che ricoprì per due anni. Durante tale incarico furono molte le sue prese di posizione importanti, a volte impopolari, tra le quali la chiusura del mercato ortofrutticolo di Agrigento. Castellino promosse anche diverse iniziative di interesse sociale come una campagna di prevenzione, la prima in questo senso, presso l’accampamento degli zingari in contrada Gasena ad Agrigento dove, coinvolgendo alcuni sanitari e la Croce Rossa Italiana, portò medicine e indumenti e iniziò la vaccinazione, rivolgendola a tutti gli occupanti. La sua attenzione verso i più deboli si svolgeva puntualmente ogni anno, quando, dopo aver raccolto scatole di farmaci, le inviava o a volte le portava direttamente in alcuni Paesi in via di sviluppo. Il suo carattere forte, sincero e libero lo portava spesso ad avere scontri dialettici e formali con chi dirigeva la sanità agrigentina. In alcune occasioni affrontò direttamente i politici agrigentini che avevano avallato alcune nomine. Fu protagonista con l’ausilio dell’Arma dei Carabinieri di un blitz all’ospedale di Licata per combattere il fenomeno dell’assenteismo. Fu protagonista anche di un blitz al mercato ortofrutticolo di Agrigento dove, riscontrando serie e continue inadempienze, chiese e ottenne la sospensione dell’attività, attirandosi il disappunto degli agricoltori e di altri operatori del settore. Giulio Castellino morì a seguito di un attentato di stampo mafioso avvenuto il 12 febbraio 1997 in contrada Mosella ad Agrigento.
18 febbraio 1962 // La storia di Giovanni Marchese
Giovanni Marchese lavorava come bigliettaio dell’azienda dei trasporti Segesta ed era un sindacalista della Cgil. Fu ucciso il 18 febbraio del 1962 ad Alcamo, in provincia di Trapani, in un agguato dalle modalità mafiose nel panificio di famiglia, in via 15 Maggio. Le indagini non porteranno a nulla e i suoi parenti furono anche minacciati.
Questo mese come impegno di memoria vi proponiamo due letture, entrambi di saggistica esplicativa del fenomeno mafioso siciliano, “Cosa Nostra: Storia della mafia siciliana” di John Dickie e ovviamente non può mancare “Cose di Cosa Nostra” di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani.