Giovedì 21 luglio alle ore 21.30 al Priamar, all’interno di ‘Cinema in Fortezza’ è in programma la proiezione del film A Chiara di Jonas Carpignano, il primo di una serie di appuntamenti organizzati dalle associazioni che compongono il coordinamento di Libera Savona per promuovere la cultura della legalità e della bellezza nel nostro territorio.
Il percorso “Un filo di bellezza” proseguirà nei prossimi mesi con attività in natura sui luoghi della Resistenza Savonese, momenti di approfondimento e formazione sui temi del caporalato e del lavoro giusto, incontri alla scoperta dei beni confiscati nella nostra regione e molto altro.
A Chiara
di Jonas Carpignano
con Swamy Rotolo, Claudio Rotolo, Grecia Rotolo
Italia 2021, 121’
La famiglia Guerrasio si riunisce per celebrare i 18 anni della figlia maggiore di Claudio e Carmela. È un’occasione felice e la famiglia è molto unita, nonostante una sana rivalità tra la festeggiata e sua sorella Chiara di 15 anni sulla pista da ballo. Il giorno seguente, quando il padre parte improvvisamente, Chiara inizia a indagare sui motivi che hanno spinto Claudio a lasciare Gioia Tauro. Più si avvicinerà alla verità, più sarà costretta a riflettere su che tipo di futuro vuole per se stessa.
Quattro anni dopo lo splendido “A Ciambra”, Jonas Carpignano torna con “A Chiara”, titolo che “brinda” alla sua giovane protagonista, la magnetica Swamy Rotolo.
«Carpignano approfondisce un tema autoriale che gli è proprio: la difficoltà di scoprirsi immersi in un mondo del quale non si condividono le scelte, e la difficoltà speculare e contraria di separarsi da una comunità cui comunque si appartiene per nascita, per affetto, per radici identitarie. Come in “A Ciambra”, qui esplicitamente citato attraverso la comunità Rom di Gioia Tauro, “A Chiara” vede al centro un’anima giovane che deve trovare la sua strada ma che fa parte di un insieme nel quale in buona parte si riconosce. Fin dalle prime scene il regista-sceneggiatore ritrae la medio-piccola borghesia calabrese attraverso i riti della modernità urbana nel nostro Sud: i selfie, il rap, le feste iper-decorate. Ma in casa di Chiara c’è un buco nero che la ragazza immagina prima di scovarlo. Il suo intuito attraversa una realtà che si trasforma. “Che sta succedendo?” chiede la protagonista un attimo prima di scontrarsi contro il muro dell’omertà che in Calabria (ma anche a Milano, come denuncia una targa d’automobile) ha il nome della ‘ndrangheta. Chiara non rispetta le regole, nemmeno quelle della società civile, non crede al sistema ereditario ‘ndranghetista e a un destino già segnato. E tuttavia smarcarsi comporta strazio e rimorso. Chiara è condannata a vedere le cose come sono, non come vorremmo che fossero: una chiamata etica ed estetica che è impossibile ignorare». (Paola Casella)